COME DEVE ESSERE UNA SCUOLA CHE FUNZIONA?
- deve avere basi solide: un’idea di società, una di alunno, un
progetto
- deve essere per tutti, anche assicurando standard minimi (validi)
- deve individuare i bisogni (non tutti gli alunni sono uguali, ma
hanno gli stessi diritti)
- deve riconoscere i problemi
- deve rilevare le novità e farsene carico dal punto di vista
educativo e per fare tutto ciò dovrà:
- impiegare risorse
- progettare
- realizzare
- documentare
- sperimentare, cioè:
- produrre ipotesi, obiettivi
- elaborare progetti calcolandone la fattibilità,
- esaminare criticamente risorse e mezzi,
- applicare le risorse migliori di cui dispone,
- discutere e valutare i risultati
- a fronte di esigenze così varie e impellenti, ci sarà un equilibrio fra
problema e risorse?
- all’aumento esponenziale della domanda educativa corrisponde, oggi, un
incremento delle risorse?
- ridurre i numeri – posti in organico – aiuterà a fare di più e
meglio?
LABORATORI E TUTOR
- il laboratorio come modello di apprendimento è un’intuizione geniale
- sarà possibile realizzarlo senza investire risorse (di organico e
attrezzature) in questo livello alto della didattica?
- pensiamo davvero che un docente tutor possa "umanamente" farsi
carico di gestire contemporaneamente gruppi diversi, interagendo
educativamente con i singoli alunni?
- potrà farlo, forse, l’altro insegnante – il responsabile dei
laboratori?
LE NUOVE TECNOLOGIE (la multimedialità, più che l’informatica)
- per una scuola il computer non deve essere solo un simbolo, o un feticcio
prodotto dall’industria
- esso va capito, indagato, sperimentato e soprattutto utilizzato
- deve essere un nuovo mediatore didattico, per svolgere in maniera
diversa compiti di conoscenza, espressione, comunicazione, documentazione
- deve liberare intelligenza e consentire l’uso integrato di molti
linguaggi, dell’immagine, della parola, dei suoni, della comunicazione,
della ricerca, del confronto con realtà lontane
- il computer non deve essere un’alternativa; non deve sostituire, ma
affiancare l’apprendimento attraverso la parola orale e scritta
- più che essere una materia, il computer deve essere una nuova via per l’intelligenza
e il pensiero produttivo, un’occasione per crescere insieme, tra alunni e
con l’insegnante, il quale davvero si può realmente sentire tutor e
promotore di un sapere nuovo, criticamente nuovo, non solo
di moda
- ogni scuola che ha creduto nel computer ha investito risorse
- attrezzature di prim’ordine e formazione hanno creato condizioni
ottimali
- il tutto si è accumulato costituendo nel tempo un capitale inestimabile:
- competenze nei docenti e conseguentemente negli alunni
- miglioramento dell’offerta formativa
- promozione di progettualità avanzate (computer come moltiplicatore
di abilità strumentali e facilitatore di apprendimenti)
- incremento della motivazione scolastica e dell’autostima
- comprensione "critica" dei prodotti tecnologici (non
giocattoli, né mostri)
- raggiungimento di obiettivi misurabili e "certificabili"
LINGUA 2
- per la lingua straniera, valgono ragionamenti analoghi
- chi ci ha creduto, l’ha proposta e sostenuta con attrezzature e
formazione dei docenti
- ne sono derivati vantaggi educativi immediati, destinati ad incrementarsi
nella scolarità successiva
UNA DOMANDA, CRITICA, CI OBBLIGA A RIFLETTERE:
- esistono scuole già avanti (da anni includono la lingua straniera e il
computer nel Piano dell’Offerta Formativa)
- tutte le scuole italiane hanno percorso questa strada?
- e le 250 inserite nella sperimentazione?
- è pensabile che già da ora, anzi già da settembre 2002 si siano
allineate?
- potrà essere saltato tutto il lavoro di investimento e formazione che le
scuole capofila hanno compiuto per propria (e lungimirante) scelta?
DAI MOLTI ALL’UNO
- l’apprendimento non è più un fatto sociale?
- la pluralità (teorica) dei piani personalizzati soppianta e rende inutile
un progetto educativo calcolato su traguardi validi per tutti?
- sarà in grado il docente tutor di moltiplicarsi per realizzare l’apprendimento
personalizzato?
- c’erano una volta molte intelligenze – molti linguaggi; ma ci sono
anche ora!
- ragionare in termini di classe e di curricolo aiutava a tenerli in
considerazione
- sarà possibile, adesso, concretamente, gestire una pluralità di progetti
personalizzati?
- e qual è il massimo di responsabilità educativa che compete al tutor, o
al responsabile dei laboratori?
- è difficile, se non rischioso, decidere quale percorso educativo
(privato?) assegnare al singolo alunno
- chi tutelerà il diritto allo studio di tutti e di ciascuno?
- e come motivare la scelta di fronte alla famiglia?
- come armonizzare bisogni educativi, diritto allo studio dell’alunno,
aspettative o non-aspettatie della famiglia?
forse… TRE ERA MEGLIO DI DUE,
O NO?
- pluralità di operatori o creazione di tutor sempre più esclusivi?
- a partire dalle attuali premesse, quale sarà il destino della classe?
- è possibile (e in quali termini e condizioni) stabilire un raffronto fra
l’insegnante unico (prima dei moduli) e l’attuale figura del tutor?
- le motivazioni che sostenevano la pluralità dei docenti, non sono più
valide?
- potrà l’insegnante tutor fare di più e meglio rispetto all’insegnante
unico?
- chi lo potrà stabilire?
- su quali basi scientifiche?
- quale criterio oggettivo potrà dare una valutazione della sperimentazione
in atto?
- a parte i casi estremi, le 250 scuole presentano situazioni molto
diversificate, riguardo all’organizzazione, alle tecnologie e alla
formazione
- ciò si riflette (inevitabilmente) sulla sperimentazione attuale
- da premesse disparate e da contesti disomogenei e fluttuanti, quali
risultati sono da attendersi?
- come valutarli in uscita?
- chi li valuterà, in tempi di certificazioni più o meno europee?
- prevarrà alla fine il solito buon senso, o il fiuto pedagogico
individuale?
- se così sarà, tutto questo lavoro non porterà dati scientifici, certi e
tempestivi, bensì un sapere magmatico, tutto da esaminare, discutere,
metabolizzare,
- forse
la sperimentazione avrebbe dovuto mettere alla prova dei fatti
(in condizioni controllate) precise ipotesi di lavoro, assumendo un campo d’indagine
sicuramente meno ampio
- l’impressione è sempre più quella di una corsa affannosa contro il
tempo
- anno scolastico al giro di boa: gli quattro mesi saranno sufficienti per
condurre in porto la sperimentazione?
LA FORMAZIONE
- quale effetto potrà mai produrre una formazione che deve fare i conti con
difficoltà di ogni genere (tempi, spostamenti, incertezze, limitatezza dei
mezzi impiegati)?
- siamo davvero sicuri che la sperimentazione trovi omogeneità di
condizioni nelle 250 scuole?
- l’inglese e la multimedialità sono davvero patrimonio pedagogico
comune, oppure se ne parla solo nelle riviste?
- la formazione sta, purtroppo, evidenziando una certa distanza fra le
premesse ministeriali e pedagogiche e la pratica scolastica
- non tutte le scuole sono cresciute alla stessa velocità
- non tutte hanno prodotto strumenti per gestire pedagogicamente le nuove
tecnologie
- il carico di impegni e responsabilità, destinato ad accrescersi, è stato
calcolato realisticamente?
- e la formazione, su quali tempi, risorse, strumenti è stata calcolata?
- oltre le 24 ore settimanali, quale altro impegno orario sarà richiesto al
tutor?